Dicono del libro

Avinash Kaushik in una sua newsletter recente parla di libri (di settore) e di come, secondo lui, si dividano tra ink book e think book. Gli ink book sono quei libri-strumento, quelli che ti dicono cosa fare e che si concentrano sulla tecnica e la tattica. I think book sono quelli che cambiano il tuo modo di ragionare, che ti portano ad approcciare il tuo lavoro in modo diverso. Sono quei libri che leggi, li lasci sedimentare, li rileggi e a un certo punto senti dentro come un click, ti si è accesso qualcosa e non sei più la persona di prima. Il libro di Badaloni riesce a essere contemporaneamente entrambe le cose. È a pieno diritto un think book, perché ti porta a pensare alla progettazione in modo diverso. Ma è anche ink book perché non ti lascia solo principi astratti, ma ti dà strumenti pratici e ti guida nella tecnica della progettazione funzionale.
È un libro per chi conosce già bene la progettazione human centered e che rende la creazione dell’architettura dell’informazione un processo collaborativo logico e comprensibile per tutti, anche per gli stakeholder. È un processo che permette di dedurre le funzioni, macro-funzioni e sotto-funzioni di un sistema, dove ogni funzione mette in relazione una soluzione con un bisogno (degli utenti o degli stakeholder). Leggetelo, lasciatelo sedimentare, rileggetelo e poi iniziate a progettare.
Quote: “Progettare è, prima di tutto, condividere un linguaggio. Solo così ogni persona che partecipa a un progetto può esprimere le proprie idee e comprendere le potenzialità di quelle degli altri. Se usato con consapevolezza, il linguaggio è il miglior strumento di progettazione che abbiamo a disposizione”.
Daniela Barutta, UX Designer, nella sua newsletter “Curiositudini” e nella pagina del libro su Amazon.

Progettazione funzionale è un libro per tutti quelli che hanno un’idea e sentono il bisogno di darle forma: è un viaggio che non si fa da soli, per il quale bisogna partire attrezzati, sapersi bisognosi di multidisciplinarietà e allenamento all’ascolto. Una volta arrivati si respira aria fresca e si ha tanta voglia di ripartire!
Matteo Bensi, che si occupa di progettazione editoriale, nella sua pagina Facebook.

Un metodo tanto semplice quanto rivoluzionario. Un metodo che unisce varie discipline a partire dal linguaggio. Un metodo che ti fa percorrere un processo a tappe, e in queste tappe si riescono ad unire gli obiettivi, i vincoli e i bisogni di tutti i protagonisti di un progetto – fisici come gli stakeholders e gli utenti o digitali come i vincoli tecnologici. In queste tappe si mettono a sistema tutti i pezzi e come un mosaico alla fine del processo, se ben eseguito, si vede il disegno di insieme, e il sito, la pagina, il luogo fisico sembrano comporsi da soli, diventano quasi scontate le mappe funzionali e i relativi wireframe. Tutti i design o redesign di siti o app da me eseguiti, sono stati compiuti con questo metodo e mi ha salvato in progetti molto complessi
Francesca Caprioli, UX Designer, su Linkedin

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